Quest'anno seguendo l'astrologia cinese è anno del drago. Nel pantheon degli animali che compongono l'oroscopo orientale è sicuramente tra i più evocativi. Di fatto è l'unica creatura fantastica e quindi non realmente esistente.
Il drago è una figura versatile a cui sono state attribuite tante proprietà, nell'immaginario fantasy-medioevale occidentale è simbolo di incredibile forza distruttiva associata spesso al fuoco ed è un essere dotato di intelligenza molto superiore a quella umana. Essendo volante è un avversario battibile solo da Eroi e Santi come nella favola di San Giorgio tanto cara ai Longobardi (e quindi legata alle nostre terre, che sono piene di chiese e cappelle dedicate al megalomartyroi, come viene chiamato dagli ortodossi).
Si evince che nella dicotomia tra bene e male il drago ovviamente rappresenti la seconda, e sia quindi creazione del male assoluto, espressione di caos e distruzione.
San Giorgio in un dipinto della scuola lombarda
In riferimento a questa visione occidentale del drago (non l'unica ma certamente preponderante) diametralmente opposta è la figura mitologica orientale che conferisce al drago una caratteristica molto curiosa. Infatti il drago sarebbe la rappresentazione di un concetto difficilmente inquadrabile e scarsamente sottoponibile alle logiche del senso comune: la fortuna. Il drago rappresenta proprio "la buona sorte".
Diversamente dalla nostra "dea bendata" che indicherebbe casualmente chi può beneficiare di fortuna, la metafora del drago abbraccia un piano molto più strutturato e organizzato dell'esistenza. Non a caso un altro concetto legato al drago è "la saggezza".
Il kanji di "ryu", dragone, dipinto da Hatsumi Sensei per noi nel 2014, ormai 10 anni fa
Fortuna e saggezza come si integrano?
Un famoso scenario fiabesco vede contrapposti il drago e un'altra figura molto suggestiva: la tigre. Insieme rappresentano quelli che potremmo definire i due stadi di un vero artista marziale.
La prima fase è segnata dallo sviluppo di capacità tecniche e di combattimento. Spesso questa fase si vive in gioventù (anagrafica o marziale, si può iniziare a qualsiasi età a praticare Budo Taijutsu!) ed è caratterizzata dal fervore, da impulsività e/o aggressività. La tigre è un simbolo di forza e di coraggio ma anche di scarsa regolazione, di fissazione (provate a fissare in una gabbia una tigre negli occhi... non finirà bene).
Nella rappresentazione più comune viene ritratto questo scontro tra tigre e drago dove la prima si trova su di un promontorio, tesa in un "kamae" (posizione) di prontezza allo scontro, denti aguzzi e artigli protrusi. Il drago di solito è ritratto in volo tra le nuvole al di sopra di questo promontorio. Si evince subito una disparità: il drago non è soggetto alla forza di gravità quanto lo è la tigre.
In questo scenario possiamo vedere la forza di gravità come tutte quelle cose nel quotidiano che in qualche modo ci frenano. Possono essere banalmente dei problemi oggettivi o soggettivi, oppure fissazioni mentali, proiezione di tutto quello che in qualsiasi forma ci impedisce di "volare" nel nostro percorso. Come evoca la tigre possiamo diventare ottimi combattenti ma rimanendo legati e confinati in questa dimensione sanguigna non avremo mai lo slancio definitivo nella nostra realizzazione personale. Non importa quanto affilati siano i nostri artigli e aguzzi i nostri denti, la vita non può essere vissuta pienamente e con consapevolezza nella logica del combattimento inteso come contrapposizione e annientamento. La vittoria non è per forza realizzazione.
"La cosa importante non è vincere ma non perdere." (Hatsumi Sensei).
Il drago vola sereno senza preoccuparsi delle cose terrene. Casualmente l'ondeggiamento della coda colpisce fortunosamente i suoi nemici. Il suo atteggiamento di non coinvolgimento (metafora del non attaccamento mentale) gli conferisce una rilassatezza fisiologica e un'attitudine nel non farsi toccare da nulla*. Ecco che allora emerge la mitologica saggezza del drago, che è espressione della realizzazione del "vuoto" (inteso in senso buddista). Combatte senza combattere.
Il dipinto descritto di "Tigre e Dragone" sul quale Hatsumi Sensei ha scritto "WA" armonia** (consiglio di leggere la nota)
L'incastro in senso "olistico" in vita di un atteggiamento simile porta naturalmente ad avere una "fortuna" come naturale conseguenza dei propri comportamenti corretti e delle relazioni interpersonali create attraverso i tanti buoni propositi che corrispondono al risultato del "vivere il vuoto". Per fare un'estrema sintesi di cosa sia il "vuoto" a livello di gestione della propria vita citerei due punti fondamentali: abbattimento dell'ego e inesauribile atteggiamento amichevole nei confronti del mondo. Credo che questi accorgimenti siano due chiavi importanti, seppur espresse in modo sintetico, per aprire numerose porte...
Se prendo a modello Hatsumi Sensei posso subito antropomorfizzare quanto ho scritto sino ad ora sul drago. Sensei ha creato ponti in tutto il mondo con un atteggiamento di grande cosmopolitismo e accoglienza. Diversi anni fa ricordo che Darren Dai Shihan a lezione in Giappone ci disse "Hatsumi Sensei è la persona più fortunata che io conosca", frase che mi ha fatto riflettere non tanto su alcuni episodi specifici (che comunque ci sono stati) ma alla realizzazione di una persona che è diventato una leggenda delle arti marziali, un artista eclettico, un uomo di successo e, sopra ogni cosa, un uomo circondato da amore e affetto da parte di migliaia di persone nel mondo. E ditemi che questo non vuol dire essere un drago... ovvero elevarsi di parecchio dalla media degli esseri umani che rimangono sul promontorio.
Invece di continuare a pensare ai "ninja" come a dei soggetti in cosplay teatrale che fanno cose da ninja, con armi da ninja (tutte forme oltre che deformazioni storiche), si dovrebbe iniziare a pensare che un vero ninja è una persona amata, in grado di creare la sua "fortuna" in piena libertà, senza dover assumere una forma specifica. Un ninja è un fine stratega e un vero gentleman, capace di perseverare nella tranquillità di una vita mentale senza catene.
Al dojo Zenshin di Milano, noi lavoriamo in tutte le direzioni per questi obiettivi.
Lontani o vicini che siano, l'importante è la costanza e l'onestà di cuore...
"Buona fortuna" in questo caso è l'augurio d'obbligo.
Keep going!
Alessandro Vadalà
Jugodan Kugyo Happobiken
Dai Shihan
Immagine di drago che ho ricevuto da Furuta Soke come augurio per quest'anno
*A livello di strategia marziale si configura un altissimo livello dove non sono solo chiari i concetti ma si è in grado concretamente di viverli ed esprimerli nella realtà. Questo post non vuole affrontare nello specifico la metafora del drago attraverso la dimensione marziale strategica ma anche da questo punto di vista il drago è la summa di tutto il meglio che si può esprimere in quel contesto. Non è afferrabile, vola ed è su una dimensione di spazio e tempo che semplicemente non sono comprensibili per l'avversario... diversamente dalla tigre è molto oltre la tecnica...
**Guardando a "tigre e dragone" come due stadi di maturazione dell'artista marziale, il passaggio non può che essere graduale. Si può vedere questa trasformazione come la "lotta" con sé stessi nella tensione al miglioramento. L'abbandono del fervore giovanile e la comprensione ed espressione di valori come equità, giustizia, educazione ed equilibrio.
E' molto interessante come Hatsumi Sensei tra tigre e dragone abbia scritto "WA", ovvero armonia come ad indicare che questo passaggio viene facilitato dall'armonizzazione e la comprensione di sè stessi piuttosto che una lotta espressione di intolleranza e difficoltà di accettazione. In fondo il Budo è "la via per evitare il conflitto" e il primo da attenzionare è proprio quello interiore!
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