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  • Alessandro Vadalà

Il significato di "nin" (忍)

Aggiornamento: 1 giu 2022

Stralcio preso dall'introduzione del libro "Ninpo wisdom for life" di Hatsumi Sensei, da me liberamente tradotto e brevemente commentato.



Nin dipinto da Hatsumi Sensei




Il carattere "nin" è stato creato dagli ideogrammi cinesi di "spada" (yaiba, parte superiore) e "cuore" (shin-kokoro, parte inferiore), questo perchè il ninja viene erroneamente percepito come una persona dal comportamento freddo e insensibile, derivante dall'arduo allenamento.

Tuttavia il vero ninja è un essere umano con un cuore compassionevole, rispettoso e amante della pace.


Il "nin" di ninja è riferito al prendersi cura (o prestare attenzione), al proprio corpo, alla propria mente e alla propria percezione. L'idea relativa al proprio corpo e mente è abbastanza facile da capire, quella legata al prendersi cura della propria percezione è più difficile da fare propria. Io potrei averla compresa solo abbastanza recentemente. Ho capito che significa prestare attenzione a tutti i sensi e alle proprie intuizioni.


Il vestiario del ninja era chiamato "ninnuku yoroi". Ninnuku è anche un altro nome del saio buddista. Lo spirito del "ninja" è l'essenza del "ninuku seishin", l'abbandono dell'amarezza come risultato di affronti ricevuti, rabbia e invidia (qua Hatsumi Sensei fa riferimento in generale a tutti gli stati negativi indotti dai pensieri reattivi a situazioni non egosintoniche* e sgradevoli). Nel nin la spada non è collocata al di sopra del cuore a modi minaccia, bensì in un avvolgente abbraccio, come il "kajo waraku", ovvero un amorevole fiore che naturalmente è in stato di pace.

Il cammino del ninja e di far scomparire la sua forma, di evadere naturalmente dalla spada dell'avversario e di dominare gli avversari utilizzando i poteri naturali di chi, sui, ka, fu, ku (terra, acqua, fuoco, vento e cielo**) per proteggere la sua nazione e la sua gente.



Note:

* egosintonico significa letteralmente "in sintonia con il proprio ego"

**ku (空) nel "godai" buddista è inteso come "vuoto" ma è anche sinonimo di "ten" (nel testo in inglese è riportata la parola "sky") che significa cielo. Credo, ma la mia è una supposizione, che il riferimento di Sensei sia "l'etere", ovvero quell'elemento che gli antichi ritenevano fosse la consistenza dell'universo oltre l'atmosfera terrestre e che aveva la funzione di dare vita a fenomeni ottici ed elettromagnetici. Nella cultura occidentale antica rappresenta appunto il "vuoto".


Conclusioni

Premessa alle conclusioni

Premetto che parte di ciò che state per leggere potrebbe risultare complesso e probabilmente occorreranno un paio di letture.

In questo brano che è appunto un'introduzione al ninpo, vengono toccati alcuni dei punti concettuali (ma anche pratici) più elevati. Come in un cerchio, inizio e fine coincidono.

Nonostante ci siano riferimenti ai dogma e alla dottrina buddista, in realtà si tratta di verità universali declinate con un linguaggio simbolico e metaforico. Hatsumi Sensei parla sempre in modo molto profondo, eclettico e culturalmente e religiosamente trasversale. Tuttavia nella Bujinkan NON si fa religione, NON è mai stato insegnato misticismo (se non qualche aspetto culturale e molto marginale, legato alle tradizioni antiche). Alla domanda cosa si pratica nel Bujinkan Dojo? La risposta è stata "ovviamente le 18 arti marziali giapponesi" (bugei jūhappan 武芸十八般).

I Dojo Bujinkan sotto la mia direzione si impegnano per un approccio che sia fedele per attitudine e contenuto a ciò che viene insegnato in Giappone e ad utilizzare strettamente attività propedeutiche che abbiano un background scientifico (per esempio nella cura della parte fisica). Non c'è spazio ne per mistificazioni e altri mosaici approssimativi di cose culturalmente lontane e di totale inutilità pratica. Quello che conta veramente è il Kihon (le basi) e il keiko (allenamento).

Questa premessa avrà più senso alla fine delle mie conclusioni...


Il vuoto rappresenta nel godai buddista uno stato mentale di assoluto feeling con la propria esistenza e il proprio enviroment, quello che potremmo definire "l'antro dell'illuminazione" e, parallelamente nel "heiho" (strategia), consiste nel più alto livello strategico. Questo livello è rappresentato dal "kyojitsu tenkan ho" che per rimanere su questo brano è il seguente passaggio:


"Il cammino del ninja e di far scomparire la sua forma, di evadere naturalmente dalla spada dell'avversario".

In sostanza è la capacità di ingannare l'avversario in modo del tutto naturale.

Il "vuoto", controlla gli altri elementi, che a loro volta rappresentano una forma strategica. Tuttavia quella del vuoto non si vede esteriormente (mienai! come dice spesso Sensei: non si può vedere con gli occhi) ed è qualcosa che accade nella percezione dell'avversario, ad un livello nettamente superiore di un banale scontro di forze. E' il sistema percettivo dell'avversario stesso l'artefice dell'illusione sensoria che sperimenta, in una situazione dove le intenzioni non sono chiare e quelle più in superficie scompaiono. L'ideale è arrivare a creare una dinamica dove l'avversario ha la convinzione di fare un'azione autodeterminata ma che in realtà è frutto della volontà del ninja... nel Budo Taijutsu tutto questo è ingaggiato, a diversi livelli, attraverso l'uso del corpo. Per questo il corpo rimane centrale (anche con l'uso di qualsiasi arma) e il movimento naturale è quello che permette di sviluppare infinite possibilità. Se i cinque elementi rappresentano l'universo... il vuoto (nella strategia) è proprio questo sguardo verso l'infinita libertà di movimento. La disciplina non a caso si chiama "Budo Taijutsu", dove questi due termini "via guerriera" e "arte del corpo", si intrecciano.

Così il vuoto mentale, in senso buddista, è la libertà dai propri pensieri, abitudini e comportamenti impulsivi. Nel passaggio del "ninnuku seishin" ecco che Sensei traccia quella che è un'aspetto fondamentale della "perseveranza" (la parola perseveranza del resto è la traduzione letterale del kanji di "nin-shinobu"). Questo cammino fatto di continuità va protetto, per questo Sensei parla di "ninnuku yoroi", ovvero un'armatura per difendere il proprio spirito e il proprio cammino.

Ogni volta che sono andato in Giappone, quasi ogni lezione ho sentito dire da Hatsumi Sensei "keep going!" (continua il cammino!). La strada del budoka è fatta non tanto di "quanto cammino viene percorso" ma dalla capacità di continuare con costanza questo cammino nel tempo. L'essere intoccabili dalle cose che succedono è l'essenza del vuoto mentale, stato in cui non sono più gli eventi e i pensieri a dominare il nostro vivere bensì la consapevolezza del momento presente. Questo è per i buddisti il momento in cui si apre la strada per l'illuminazione...

Rimanere come un "fiore, naturalmente in pace" è la vera forza che permette il controllo emotivo e il proseguo del cammino in armonia con ciò che abbiamo intorno...


E' affascinante come i "do" seppur molto diversi, convergano in quello che è il risultato finale. L'evoluzione dell'essere umano ha un core specifico e richiede di perseverare nella direzione della consapevolezza, della correttezza e dell'impegno per fini biofili e amorevoli.

Senza questo aspetto decade, il progetto di miglioramento personale e i livelli più alti di comprensione della disciplina semplicemente scompaiono...


Meditazione e comportamento scorretto non possono andare a lungo insieme. Il motivo è molto semplice e risiede in un'unica parola: verità. Senza verità non può esserci consapevolezza. Se questa consapevolezza non viene tradotta in comportamenti non è realtà. Se non è reale, non è meditazione. End of the story.


Sempre nello stesso testo (Ninpo: wisdom for life), più avanti Hatsumi Sensei parla di "filosofia del ninijutsu" e afferma:


"Se sei un'artista marziale e Maestro e pratichi il ninjutsu acquisirai il più essenziale dei segreti delle arti marziali chiamato "shin-shin shin-gan". Questa conoscenza è chiamata "Tendo", "il cammino del paradiso". La verità del paradiso è la giusta via, senza intenti maligni".

Questo "tendo", è "via del vuoto" di cui parla Hatsumi nell'introduzione tradotta in alto. Non a caso la parola che usa è "ten" (sky, invece che "void", vuoto). Quel punto strategico così elevato è frutto del "Tendo" ed è ciò che caratterizza il senso del nome della "Bujinkan" (casa del guerriero divino). Questa "divinità" non è qualcosa di "ultra umano" o soprannaturale... è semplicemente fatta di realtà e verità. Il "guerriero divino" non ha nessun potere, tranne quello di essere consapevole di "essere un essere umano".


La via del ninjutsu è, per quanto strano possa sembrare rispetto agli stereotipi, una via di verità e giustizia.

E non solo: è intrisa nella realtà di puro pragmatismo. Nessuna trascendenza, nessuna mistica. Il Budo è scienza. Per diventare dei "ninja" l'unica cosa da fare è allenarsi e perseverare.

Allenare le basi, allenarsi sempre, in ogni circostanza. Così come la pratica meditativa va calata nella realtà di tutti i giorni, ogni momento... per superare quella linea che divide i pensieri dalla realtà, uscire dall'inganno di sè stessi e vivere pienamente.


L'unica cosa da fare è... KEEP GOING!!




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